Biohacking: perché ho un impianto NFC sottocutaneo

Durante il mio ultimo viaggio in Germania, in occasione del CeBIT 2017 di Hannover, la principale fiera hi-tech europea, ho compiuto un passo che intendevo fare da mesi.

Mi sono fatto impiantare un chip NFC sottocutaneo.

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L’impianto è durato pochi secondi ed è stato decisamente meno doloroso dei tatuaggi che ho fatto negli anni passati. Molto meno doloroso del mignolino contro l’angolo del letto di ieri mattina!

Dopo aver reso pubblica la notizia tramite il mio profilo Facebook ho ricevuto reazioni di tipo diverso, da quelle entusiaste, a quelle scandalizzate, stupite o scioccate (la maggior parte a dire il vero). Alcuni hanno addirittura chiamato i miei genitori (più o meno ignari di tutto al momento) chiedendo informazioni su cosa mi fosse accaduto, altri mi hanno scritto incuriositi in privato.

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La cosa che però più mi ha fatto piacere è che sia le persone più vicine a me, sia tutte le persone autorevoli a livello tecnico-medico-scientifico con cui mi sono confrontato, si sono dimostrate meno dubbiose e più entusiaste del mio passo.

Da qui la decisione di scrivere questo articolo per chiunque si chiedesse cosa ho combinato!

Innanzitutto una breve introduzione sulla tecnologia RFID e su come è fatto il chip che ho sottopelle.

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La tecnologia RFID (Radio Frequency IDentification) è stata inventata durante la seconda guerra mondiale per scopi bellici e prevede l’uso di un tag o transponder contenente un chip in grado di essere attivato da un’antenna esterna e memorizzare una quantità di dati, che possono essere letti e scritti in modalità wireless. Niente di troppo diverso dal funzionamento di una vecchia radio o un moderno smartphone wifi.

La tecnologia NFC, evoluzione dell’RFID, viene brevettata nel 1983 e nel 2004 viene adottata ufficialmente da Nokia, Philips e Sony. Attualmente è disponibile su una vasta gamma di prodotti (cellulari, pc, carte di credito, ecc.) e risponde agli standard ISO/IEC 14443. Mi interesso di tecnologia RFID da quando nel 2011 ho partecipato ad un workshop dedicato a questa tecnologia, di cui ho parlato qui.

Il mio tag è prodotto da una startup statunitense che si chiama Dangerous things (già il nome dice tutto!), il cui progetto è partito attraverso una campagna di crowdfunding su Indiegogo. Il founder, Amal Gaastafra, è un pioniere nel mondo del biohacking e ha due tag impiantati sin dal 2005. Questa è la radiografia delle sue mani:

BIOHACKING

Photo credits: Dangerous Things

Qui sotto potete vedere il video di un suo talk sul biohacking al TEDx:

 

Attualmente non è certificata da alcun ente (FDA o simili), come non lo sono gli impianti stampati in 3D che un medico americano che ho conosciuto impianta da 12 anni nei polmoni di bambini nati con malformazioni, a cui salva le vite. Così come non sono certificati altri progetti di impianti bionici a cui ho collaborato (dato che sono ad ora un esperimento unico), di cui parlerò non appena ne sarà possibile. Progetti di biohacking che potrebbero diventare presto pratiche abituali.

Veniamo ad alcuni dei dubbi che mi sono stati posti, e che vorrei chiarire.

È una tecnologia nuova, ti fidi?

Come già detto è una tecnologia che esiste da decenni: il primo impianto di tag RFID sottocutaneo sull’uomo è stato effettuato 15 anni fa e già tutti usiamo comunemente la tecnologia NFC tutti i giorni. Dove? Nelle carte di credito contactless, negli abbonamenti di metropolitane e palestre, nelle camere d’hotel, per tracciare l’originalità di un capo, per riconoscere univocamente (ed obbligatoriamente) i nostri amati cani, nonché mucche, cavalli, ecc.

Non credi sia eticamente scorretto modificare o incrementare le potenzialità del corpo umano?

No: considero un impianto NFC allo stesso livello di un piercing  o un tatuaggio, una dentiera, uno sbiancamento dentale, un paio di occhiali o di lenti a contatto, una spirale contraccettiva, un pacemaker (avevo una zia che già 15 anni fa aveva un impianto che le regolava il ritmo cardiaco e le ticchettava nel braccio, senza il quale non poteva vivere), un bypass, una vite in titanio che ti impiantano quando ti rompi la gamba sciando, un paio di auricolari o uno smartphone che ormai è l’estensione della nostra mano, una lampada abbronzante, un profumo o un trucco pesante, un paio di tette di silicone. Per lo meno questo è invisibile agli occhi.

Ma sarai riconoscibile ed identificabile ovunque!

Se hai un passaporto hai già lasciato le tue impronte digitali alla polizia italiana, che ha provveduto a girare l’informazione a tutte le polizie del mondo. Le hai già date alla Apple da quando il tuo nuovo iPhone 6 ha il lettore di impronte digitali, cosi come le hai date alla tua azienda quando hanno installato il nuovo lettore di impronte digitali per il controllo degli accessi, con la differenza che quelle non le cambi finché muori.  Non parliamo di altre impronte biometriche come la retina o peggio il DNA!

Ah, e hai un tatuaggio? E chi altro, oltre te, si sarebbe mai fatto quel preciso tatuaggio che ti rappresenta così tanto? Sei già unico e riconoscibile al primo sguardo!

Può controllare la tua mente o cose simili?

No, non è in alcun modo collegato al mio cervello, né ad alcun altro organo. Se ne sta lì tranquillo qualche millimetro sotto la pelle, in attesa di essere interrogato.

Ma ti possono seguire con il GPS? Non hai paura che possano tenerti sotto controllo?

No, attraverso il chip non è possibile leggerne la posizione geografica in alcun modo. Tuttavia, avendo sempre in tasca il mio iPhone, come tutti quelli che portano con sé il proprio smartphone, tablet o smartwatch, sono già sempre rintracciabile. Quando prelevo con la carta di credito “sanno” dove sono, quanto spendo e quanto mi rimane sul conto. Quando mi taggano su Facebook “sanno” anche con chi sono. Per non parlare di tutte le password salvate su Google Chrome con il quale mi sono loggato da decine di pc in tutto il mondo. E Siri che sta sempre all’ascolto?

Si, alcune volte ne sono davvero spaventato.

E se ti si scarica? Hai una batteria impiantata sotto pelle? 

Il chip viene alimentato solo tramite un’antenna esterna, quindi quando non è sollecitato non è attivo in alcun modo. No, non contiene batterie di alcun tipo.

Non hai paura di infezioni? Non pensi alla tua salute?

Il chip è stato impiantato con una siringa sterile monouso da un medico esperto (è l’uomo che detiene il record per impianti effettuati), con antisettico medico, guanti sterili, ecc. Il buchino derivante dall’iniezione ha un’area minima e si è rimarginato dopo 2 giorni. La capsula di vetro pyrex è inerte e non interferisce con il sistema corporeo..

E sì, tengo alla mia salute, per questo ho smesso di fumare ormai 7 anni fa!

Se ti si rompe?

La capsula è piccolissima e di un vetro molto resistente. È riparata dalla mia pelle e se dovessi subire un trauma così grave da romperla credo che il problema sarebbe distinguere i pezzetti di vetro dai brandelli di carne… in quel caso mi farò fare un 2X1 dal medico che mi opererà la mano, ma farò in modo di tenerla da conto visto che è pure l’unica con cui scrivo!

Suonerai ai metal detector?

No, l’impianto contiene meno metallo del mio impianto dentale, che non ha mai suonato.

Non ti preoccupano le onde che attraversano il tuo corpo? 

Sono onde ad alta frequenza (pochi MHz), attive solo in pochi millisecondi durante la lettura. Niente rispetto ai 1800MHz e più del cellulare che ho sempre in tasca o sul comodino la notte, niente rispetto alle onde delle centinaia di reti wifi che mi circondano ovunque per tutto il giorno (che lo voglia o no) e che sono onde ad altissima frequenza (2,45 GHz), le stesse dei forni a microonde. Niente rispetto alle decine di raggi X (frequenze nell’ordine degli EXAHertz, 10^18 Hz) a cui mi sono sottoposto da ragazzino dopo una caduta in bici.

È reversibile?

Si, a differenza di un tatuaggio posso rimuovere/sostituire l’impianto quando voglio con un semplice taglietto. Conosco numerosi medici che potrebbero compiere agilmente l’operazione, ma in caso di una fuga improvvisa dalla nazione nella notte mi allenerò con un bisturi e delle coscette di pollo…

Ma perché l’hai fatto? 

L’ho fatto perché amo sperimentare i confini della tecnologia, avventurarmi su strade ancora poco o per nulla esplorate. Lo devo ad avventurieri come Cristoforo Colombo, senza il quale ora non potremmo farci una passeggiata per New York, visionari come Alessandro Volta, senza il quale non avremmo le pile (chissà che scosse si è preso), pionieri come Galileo Galilei, a cui furono cavati gli occhi perché considerato eretico, senza il quale la terra sarebbe ancora piatta (non mi dire che credi ancora che la terra è piatta!).

E se ti tagliano una mano per rubarti l’identità?

Mi iscriverò a breve ad un corso di autodifesa. Nel frattempo ti consiglio di tener ben stretti il portafoglio, le chiavi e il cellulare!

Cosa ci puoi fare?

Per il momento le applicazioni sono limitate: intendo sviluppare alcune applicazioni che ho in mente da tempo, come aprire l’auto o usarlo per loggarmi su Facebook e Twitter e cose di questo genere – in attesa di un futuro in cui poter prendere l’aereo senza l’ansia di avere in mano carta d’imbarco, passaporto e carta di credito o di frugare nello zaino per trovare il badge per entrare in ufficio, o entrare in casa la sera senza dovermi preoccupare di centrare la serratura.

Alcuni già lo usano per salvare il loro portafoglio bitcoin, altri per motivi di massima sicurezza (accessi a centrali nucleari e simili). È stata appena presentata la prima arma al mondo in grado di sparare solo se impugnata dal legittimo proprietario.

Con una memoria di 888 byte (non molti, ma avete presente il primo hard disk una tonnellata per 5 MB? Parliamo di un chicco di riso da 12mm!) scrivibile e riscrivibile centinaia di migliaia di volte, con password da 32 byte che è memorizzata solo nel mio cervello – venite a prendervela – posso archiviare informazioni quali gruppo sanguigno, testamento biologico, biglietto da visita, o magari la data del mio anniversario, non sia mai la dimenticassi e qualcuno si offendesse…

Pensi che in futuro questa cosa diventerà di uso comune?

Si, come già lo sono gli smartphone e altre tecnologie inizialmente malviste oggi nelle mani di tutti. Non saprei dare un orizzonte temporale, ma probabilmente, in un futuro non troppo lontano, i bambini usciranno dall’ospedale già chippati. Sicuramente quando questa tecnologia diventerà d’uso comune il mio chip sarà già obsoleto, perché avranno iniziato a impiantare transponder tramite tatuaggi o nelle capsule dentali (PS: avete una capsula? Avete mai fatto dei raggi X per controllare che non vi abbiano impiantato un chip senza dirvelo? 😉 ).

E gli alieni?

Per loro sarebbe tecnologia più che obsoleta, ma se mi invitassero, un viaggetto su Marte lo farei!

Quindi sei un cyborg ora?

Se per cyborg intendi quello che intende il dizionario Treccani:

cyborgsàibooġ› s. ingl. [comp. di cyb(ernetic) «cibernetico» e org(anism) «organismo»] (pl. cyborgs ‹sàibooġ∫›), usato in ital. al masch. – Nel linguaggio della fantascienza, automa dalle inesauribili ed eccezionali risorse fisiche e mentali, ottenuto con l’innesto di membra e organi sintetici su un organismo umano vivente.

Beh, eccetto la parte sulla fantascienza e sull’automa dalle inesauribili risorse fisiche, praticamente Si!


Con questo articolo non voglio convincervi a fare un impianto sottocutaneo, anche perché non è facile trovare un professionista in grado di effettuare un’operazione del genere ed è effettivamente una cosa potenzialmente pericolosa. È una scelta che ho fatto consapevolmente, liberamente, e dopo essermi informato attraverso tutte le risorse a mia disposizione. Dato che informazioni attendibili e accurate in lingua italiana sugli impianti NFC sono piuttosto difficili da reperire, volevo 
semplicemente raccontare la mia esperienza per contribuire nel mio piccolo a far conoscere questa tecnologia, sfatandone i miti che purtroppo ne danno un’idea confusa e spesso fuorviante.

Mi farebbe piacere leggere le vostre impressioni in merito (anche in privato)!

 

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2 thoughts on “Biohacking: perché ho un impianto NFC sottocutaneo

  1. Ciao Angelo, a distanza di qualche anno dall’impianto ti vorrei porre alcune domande:
    1- Stai usando il chip attivamente?
    2- Lo reinseriresti tornando indietro? Ne vale la pena?
    3- Hai ancora il contatto di chi te l’ha impiantato? Potresti darmelo?
    4- Costo dell’operazione all’epoca?

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    • Ciao Alessio, grazie per essere passato sul mio sito, a distanza di qualche anno posso dirti:

      1- Fino ad ora non molto spesso, anche se ho in programma delle applicazioni che fino a qualche mese fa non avrei potuto sfruttare

      2-Si, perché no! Direi di sì, visto il basso impatto

      3-Si chiama Patrick Kramer, non lo sento da anni, non so se opera ancora

      4-Non ricordo esattamente, se non sbaglio poco più di 100€

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